Elegant and Classic Gothic Style

Michelangelo Merisi Da Caravaggio

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view post Posted on 11/1/2009, 13:22




Michelangelo Merisi da Caravaggio

Una vita movimentata come poche, vissuta intensamente e senza sosta.
Ottenne gloria ed onori, si guadagnò l’affetto e la protezione dei potenti e dovunque andava la fama di un talento non comune lo precedeva. Ma affondò spesso, e volontariamente, tra la gente più semplice. Conobbe la fuga, la paura, il disonore, il disprezzo. Cercò la rissa, la violenza e lo scontro. E la sua morte sembra uno scherzo della storia.

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La Vita

Michelangelo Merisi nacque nel 1571. Non è certo se il luogo di nascita sia stato Milano o Caravaggio, un paese in provincia di Bergamo, dove la famiglia si era trasferita per sfuggire alla peste.Perse il padre prestissimo e la madre quand’era ancora un giovane ventenne. Dopo essersi liberato dei beni di famiglia e dopo i primi contatti con la pittura, nel 1592 lasciò definitivamente la Lombardia e si trasferì a Roma.

Qui trascorse qualche tempo come apprendista, presso la bottega di Lorenzo il Siciliano e poi in quella del pittore Antiveduto Grammatica. Entrambe si rivelarono esperienze economicamente poco redditizie e soprattutto poco stimolanti. A questi primi anni, risale una delle sue opere più famose: il Bacchino Malato (1593).
A 23 anni entrò nella bottega del Cavalier d’Arpino: un pittore molto apprezzato nella Roma del tempo. Qui Caravaggio dipinse una grande quantità di nature morte con fiori e frutta. Ma l’apprendistato non durò a lungo: i due pittori si scontrarono presto a causa del carattere irrequieto di Caravaggio.

Il 1595 è l’anno della svolta. La vita di Caravaggio cambiò quando conobbe il Cardinale Francesco Maria del Monte, il primo a comprendere il grande talento del pittore. Sotto la sua protezione, otterrà numerose committenze e la sua fama si diffonderà per tutta la capitale. Il rapporto di Caravaggio con le committenze pubbliche e con i soggetti sacri fu però sempre controverso: moltissime pale d’altare e opere a tema sacro che gli erano state commissionate furono poi rifiutate. Il modo in cui egli dipingeva affascinava i suoi contemporanei ma ciò che egli dipingeva, la vividezza e la schiettezza con cui lo faceva era troppo “umana” per essere accettata come oggetto di devozione e venerazione.
Così accadde anche per le prime committenze pubbliche con La Conversione e il Martirio di San Matteo.

La sua attività artistica fu sempre ostacolata dal carattere del pittore: assiduo frequentatore di taverne e luoghi poco raccomandabili, era spesso al centro di risse e schiamazzi. Nel 1606, durante una rissa in cui anch’egli rimase ferito, Caravaggio uccise Ranuccio Tommasoni, il che gli procurò la condanna alla decapitazione. L’unica cosa che potè fare fu fuggire immediatamente da Roma.

Tra il 1606 e il 1607 Caravaggio è a Napoli. Molti furono i committenti e gli ammiratori, notevole la sua influenza sulla pittura napoletana. Tra le tante opere di questo periodo, vale la pena di ricordare i Sette Atti di Misericordia e il Davide con la Testa di Golia.

Nel 1607 Caravaggio parte per Malta. Qui conosce il Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri, che gli fece anche da modello per alcune tele. Nel luglio del 1608 riesce ad entrare anch’egli nell’ordine ma il 1 dicembre dello stesso anno ne fu allontanato.
Caravaggio si spostò allora in Sicilia. Tuttavia la condanna a morte diceva che chiunque avrebbe potuto decapitarlo in qualsiasi momento: sull’isola egli temeva per la sua vita.

Lasciata la Sicilia, ritornò a Napoli, ospitato dalla Marchesa Costanza Colonna. L’ultimo periodo della vita di Caravaggio è alquanto rocambolesco, in linea, del resto, con tutta la sua vita. Caravaggio infatti venne a sapere della possibilità che la sua condanna a morte fosse revocata dal Papa Paolo V. Si imbarcò segretamente su un traghetto diretto a Porto Ercole, in Toscana: voleva arrivare a Palo, in territorio papale. Ma, per errore, venne arrestato.

Rilasciato, tornò a Porto Ercole nel tentativo di recuperare i suoi beni, compresa la tela che gli era necessaria come merce di scambio per la sua libertà.
Ma purtroppo la sua nave era già ripartita. In preda alla febbre e alla disperazione per veder svanire le sue speranze di salvezza, Caravaggio vagò delirante sulla spiaggia di Porto Ercole dove morì, a soli 39 anni, il 18 luglio del 1610.
Pochi giorni dopo, giunse a Napoli la lettera che lo sollevava dalla condanna.

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I Soggetti

La questione dell'omosessualità.
Tra le opere giovanili del Caravaggio ci sono molti ragazzi seducenti solitamente intenti a suonare uno strumento (tradizionale accompagnamento all'amore) mangiare un frutto (simbolo dell'appagamento dei sensi).
Sono giovani colti dalla strada, dai luoghi che lui amava frequentare come osterie, bische, bordelli e luoghi di malaffare della città. La continua proposta di questi personaggi, ha fatto formulare a molti critici, supposizioni riguardo la presunta omosessualità dell'artista e dei suoi due più importanti committenti il cardinale Del Monte ed il marchese Giustiniani, che conservavano molte di queste opere all'interno dei loro gabinetti privati; la più famosa tra queste è l'Amore vincitore, dipinto dai forti toni sensuali, che l'artista dovette replicare per entrambi i committenti.

Gli altri soggetti
Non solo soggetti efebici caratterizzarono le pitture di Caravaggio, spesso la rappresentazione, anche nelle opere ufficiali per committenze pubbliche, di personaggi vecchi e deformi nei panni di venerati santi e di prostitute e umili donne nelle vesti di importanti figure femminili della storia della chiesa. L'utilizzo di questi modelli fu motivo di molte critiche che accusavano l'artista di esaltare la goffaggine e la sporcizia di certi personaggi, lasciando da parte l'idealizzazione della bellezza e la ricerca di una perfezione compositiva, particolarità da sempre ricercate dagli artisti precedenti, specie nella rappresentazione di soggetti appartenenti alla storia della religione.

La natura
Nelle prime opere del Caravaggio si trovano spesso splendidi particolari di nature morte, ma una sola è la composizione completa che sia pervenuta, Canestra di frutta. Ciò è riferibile soprattutto al periodo di apprendistato nella bottega dal Cavalier d'Arpino. La frutta rappresentata da Merisi è in perfetta sintonia con i personaggi. Le foglie appassite, con il loro stato di maturazione, danno l'idea di una particolare atmosfera autunnale che vive nei forti contrasti di molte opere di Caravaggio.

I ritratti
Il pittore non dipinse molti ritratti e di quei pochi restano soltanto quattro o cinque (l'unico ritratto femminile, quello di una cortigiana, probabilmente Fillide Melandroni, modella per dipinti dell'artista, andò distrutto a Berlino, nel Kaiser Friedrich Museum durante la Seconda guerra mondiale). Sopravvivono inoltre il ritratto del cardinale Maffeo Barberini (che poi sarà papa col nome di Urbano VIII), quello del Gran Maestro dei cavalieri di Malta Alof de Wignacourt con un paggio, il ritratto di un altro Cavaliere di Malta, Antonio Martelli, quello di un gentiluomo sconosciuto e quello del Papa Paolo V (di incerta attribuzione).

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Caratteristiche dell'Arte
L’umanità delle divinità - Ma come poteva non sconvolgere, non imbarazzare, non creare turbamento un pittore che per dipingere una Madonna usava come modella una donna dai costumi certamente discutibili?
Eppure è meravigliosa quella Madonna di Loreto (1603 – 1606) con il piede che, leggermente sinuoso, mostra tutta la sua femminilità. E sono così realistiche le espressioni dei due pellegrini davanti l’ingresso, così naturali quei piedi sporchi, “da pellegrini” appunto, che quasi non ci si rende conto che vengono prepotentemente verso di noi, mostrati in primo piano senza alcun pudore.
Ma il problema è proprio questo: che ci scordiamo quasi che sono Madonne e Santi, non semplici uomini e donne. E che dire del Martirio di San Matteo (1599 – 1600)? La luce illumina più il carnefice che il Santo, circondato da una folla in fuga: un brutale e terrificante assassinio, ma un assassinio qualunque. Si potrebbe continuare con un elenco lunghissimo. L’uso di soggetti e modelli popolari, quasi volgari, per soggetti sacri indigna per la sua blasfemia e svela un certo testardo ardire dell’autore.

La luce – Il Riposo durante la fuga in Egitto ( 1595 – 1596) è uno dei pochi esempi di opere che Caravaggio ambientò all’aperto. La maggior parte delle scene che egli dipinse si svolgono invece in interni. Ciò permette a Caravaggio di giocare con la luce e con le ombre, sceglierne la fonte e illuminare questo o quel soggetto a suo piacimento. Il forte uso del chiaro scuro genera effetti teatrali di particolare intensità. Esalta la drammaticità delle scene e i dettagli dei corpi. Spesso la luce arriva in maniera quasi brutale a scoprire parti di una scena che altrimenti rimarrebbero avvolte nelle tenebre. In molti casi, non vi sono passaggi di luce graduali: la luce colpisce con potenza, rende plastiche le superfici e forti i contrasti. Svela alcuni dettagli della scena e, senza cercarne la bellezza, tuttavia la crea: le figure emergono con straordinaria forza espressiva.

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Fonti: Wikipedia e http://caravaggio.trapaniwelcome.it/vita_caravaggio.php
 
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