Inizia da qui il nostro cammino verso la storia della filosofia...
Se avessi voluto andare in ordine, avrei dovuto recensirvi gli Ionici ( Talete, Anassimandro, Anassimene)e i Pitagorici ( Pitagora e discepoli) prima di partire con Eraclito...
Ma poiche' non voglio che la cosa possa rendersi pesante, e poiche' spesso in alcune scuole l'inizio della studio parte da Parmenide ( successivo ad Eraclito) escludendo del tutto i filosofi sopra citati, e perche' lo ammetto, me lo impone il mio gusto personale, ho scelto di partire con Eraclito.
Non so se postero' qualcosa circa gli Ionici, ma aspettatevi a breve la recensione di Pitagora^^
Quella non puo' mancare... e qui ha peccato solo il mio gusto personale che me lo ha fatto postporre a Eraclito.
Bene iniziamo
Eraclito di Efeso
In genere, tutti siamo portati a dare la massima
fiducia alla nostra conoscenza sensibile, perche' riteniamo che i sensi siano affidabili. A volte pero', alcune
esperienze controverse ci impongono una riflessione: se immergiamo un bastoncino in un bicchiere d'acqua, esso ci appare piegato anche se in realta' e' dritto. Si tratta di piccoli indizi, che pero' giustificano il
dubbio circa la validita' di questo modo di conoscere le cose.
<<...Occhi e orecchie sono cattivi testimoni per gli uomini che hanno anime barbare>> ( DK 22 B 107).
affermava il famoso e singolare filosofo di Elea.
Ma chi era
Eraclito?
Eraclito di Efeso (Efeso, 535 a.C. – 475 a.C.) è stato un filosofo greco antico, uno dei maggiori filosofi presocratici( filosofi cosiddetti perche' precedenti alla comparsa di Socrate).
Di Eraclito di Efeso si hanno pochissime notizie riguardanti la vita, e della sua opera filosofica sono sopravvissuti soltanto pochi frammenti. Visse in solitudine nel tempio di Artemide e gli ultimi anni prima della sua morte li trascorse sui monti, cibandosi di sole piante, e morendo così, in seguito, di idropisia. Il suo pensiero risulta particolarmente difficile da comprendere, ed è stato interpretato nei modi più diversi a causa del suo stile oracolare e del suo frequente uso di aforismi. Eraclito, inoltre, aveva fama di cripticità già nella sua epoca. Ad esempio, Aristotele, che si suppone abbia letto integralmente l'opera di Eraclito, lo definisce "l'oscuro".
Aristocratico, sprezzante dei gusti del popolo. Uomo che si aggiudica ben presto la fama di altero e superbo, avverso al regime democratico di Efeso e feroce
critico dei costumi della sua citta'.
Qual e' il pensiero di questo singolare pensatore, schivo e solitario, di cui si dice che, malato, si rifiutasse di lasciarsi curare dai medici e che sia morto sulla piazza di Efeso, divorato dai cani e ricoperto di sterco?
Il suo pensiero ci appare ancor oggi dotato di grande suggestione e fascino.
Si puo' sintetizzare nei tre seguenti concetti:
-
il flusso universale;
-
la contrapposizione tra la verita' e l'errore;
-
il logos e la legge dei contrari.
Ma analizziamo una per volta le seguenti affermazioni.
Il flusso universale:Il punto di partenza della riflessione di Eraclito e' la constatazione che
nel mondo non c'e' nulla che non sia in uno stato di quiete, ma tutto ( nella natura come nella societa') e' costantemente in movimento.Tutto il mondo viene considerato come un enorme flusso perenne nel quale nessuna cosa è mai la stessa poiché tutto si trasforma ed è in una continua evoluzione. Per questi motivi, Eraclito identifica la forma dell’
Essere nel
Divenire, dacché ogni cosa è soggetta al tempo e alla sua relativa trasformazione. Eraclito sostiene che solo il cambiamento e il movimento siano reali e che l'identità delle cose uguali a se stesse sia illusoria: per Eraclito tutto scorre (
panta rei).
Non e' possibile bagnarsi due volte nello stesso fiume, dal momento che le sue acque si rinnovano costantemente.
Anche
la nostra stessa identita' personale, quella che indichiamo con il pronome personale "io",
e' qualcosa di sempre mutevole ed effimero.
Eraclito condensa in un'immagine, quella del
fuoco, il principio di questo continuo
fluire delle cose.
Il fuoco e', infatti, quanto di piu' mobile possiamo incontrare in natura, ed e' anche la fonte di ogni trasformazione e cambiamento.
Il fuoco, condensandosi, diventa acqua e quindi terra; e la terra, rarefacendosi, diventa acqua e di nuovo fuoco.
Per questo il fuoco e' assunto da Eraclito a
immagine stessa della divinita', in quanto rappresenta il fondo comune in cui erano tutte le cose prima di scindersi e differenziarsi dai loro contrari.
La verita' e l'errore:Eraclito non si ferma, pero', a questa prima esperienza del mondo, a cui puo' arrivare anche il popolo ignorante. Egli e' convinto che, dietro l'apparente scissione delle cose, si celi
un ordine piu' profondo, il quale inevitabilmente
sfugge alla maggiorparte degli uomini, considerati
prigioneri delle apparenze sensibili.
Eraclito si scaglia con grande veemenza contro la mentalita' comune degli uomini
"dormienti", incapaci di usare la ragione, vittime della sfera sensoriale. Essi sono paragonati agli animali, che non apprezzano gli oggetti preziosi, e preferiscono il letame.
Anche la
religione popolare viene attaccata da Eraclito, in quanto sciocca e ridicola.
Il lògos e la legge dell'ordine:Ma allora qual e'
la verita' delle cose che, sfuggendo alla maggiorparte degli uomini, puo' essere posseduta soltanto da pochi saggi che Eraclito definisce uomini "svegli", in evidente contrapposizione con gli uomini "dormienti" di cui si e' parlato?
La risposta di Eraclito e' di una sconvolgente semplicita', anche se di grande profondita'.
Ascoltiamo le sue parole dal tono oracolare e per questo "oscuro":
<<...Ascoltando non me, ma il lògos, e' saggio convenire che tutto e' uno.>>
Eraclito ritiene che dietro l'apparente caoticita' degli elementi e dei contrari, ci sia
un ordine permanente e universale: un ordine che vale per tutti.
Quest' ordine e' basato sulla legge dell'interdipendenza reciproca di tutti gli elementi:
la legge del lògos.
Con il termine greco
lògos intendiamo ordine, ragione, discorso.
Questa legge ci dice che tutto nel mondo, diviene perennemente: alla nascita succede la morte, al giorno la notte, alla luce il buio delle tenebre, al bene il male.
Il principio supremo che regola gli eventi e' il fluire, il divenire. Questo eterno divenire non e' da intendersi come qualcosa di contraddittorio e irrazionale, ma, al contrario, come la massima espressione della razionalita' a cui puo' elevarsi il pensiero.
L'armonia dell'universo scaturisce proprio dalla contesa e dallo scontro dei contrari.
Di conseguenza, cio' che a prima vista appare disordine e irrazionalita', cioe' la lotta delle cose tra loro, a uno sguardo piu' profondo si manifesta come
profonda razionalita'.
Anzi, questa interdipendenza degli opposti deve considerarsi la ragione stessa dell'universo.
Un universo dunque non in quiete, ma in equilibrio derivante dalla tensione dei contrari.
Frammenti:
Da qui potete rendervi conto del poiche' lo si chiami "l'oscuro".
" Bisogna seguire cio' che e' comune. Ma pur essendo questo logòs comune, la maggiorparte degli uomini vivono come se avessero una loro propria e particolare saggezza.
Il pensare e' a tutti comune."
"Acque sempre diverse scorrono per coloro che s'immergono negli stessi fiumi.
Negli stessi fiumi scendiamo e non scendiamo, siamo e non siamo.
Nello stesso fiume non e' possibile scendere due volte."
"Ascoltando non me, ma il lògos, e' saggio convenire che tutto e' uno.
Non comprendono come, pur discordando in se stesso, e' concorde: armonia contrastante, come quella dell'arco e della lira.
Ad ogni uomo e' concesso conoscere se stesso ed essere saggio."
"Il tempo e' un fanciullo che gioca spostando i dadi; il regno di un fanciullo."
"Pòlemos [la guerra] e' padre di tutte le cose, di tutte re; e gli uni disvela come dèi, e gli altri come uomini; gli uni fa schiavi gli altri liberi.
L'armonia nascosta vale piu' di quella che appare."
"Una e la stessa e' la via all'in su e la via all'in giù".
"Come il ragno, stando nel mezzo della tela, immediatamente avverte quando una mosca spezza qualche suo filo e cosi' li' accorre celeremente, quasi provasse dolore per la rottura del filo, cosi' l'anima dell'uomo, ferita in qualche parte del corpo, vi accorre celeremente, quasi non riesca a sopportare la ferita del corpo, al quale e' congiunta saldamente secondo una precisa proporzione."
" La stessa cosa sono il vivente e il morto, lo sveglio e il dormiente, il giovane e il vecchio: questi infatti son quelli e quelli di nuovo mutando son questi.
La malattia rende piacevole la buona salute, la fame la sazieta', la fatica il riposo.
Le cose fredde si scaldano, il caldo si fredda, l'umido si secca, cio' che e' arido s'inumidisce."