Elegant and Classic Gothic Style

I Preraffaelliti

« Older   Newer »
  Share  
+ Kidekukka +
view post Posted on 10/1/2009, 12:08




La confraternita dei Preraffaelliti



image


Ofelia, J. E. Millais

La confraternita dei preraffaelliti è stata una corrente artistica della pittura vittoriana (XIX secolo) nata nel settembre del 1848, sviluppatasi ed esauritasi in Gran Bretagna. Ascrivibile alla corrente del simbolismo, può essere definita - assieme al raffinato simbolismo di Klimt ed alle forme del liberty - l'unica trasposizione pittorica del decadentismo.
Riunitisi in Confraternita, i Preraffaelliti intendono opporsi all'arte accademica, riacquistare il senso etico dell'operare dei primitivi e, nel contempo, esprimere contenuti della modernità; connota le loro prime opere un linguaggio vivido e analitico, in bilico fra una tensione molto determinata verso il dato naturalistico e la predilezione per materiali storici e arcaizzanti, nutriti di emozioni romantiche.
Attenti ai problemi sociali, interessati al mondo della scienza, sono insieme astratti e respinti dal progresso tecnico: pensiamo al rapporto indubbiamente condizionante con la fotografia, o alla polemica allarmata e premonitrice contro lo sviluppo dell' industrializzazione. Non è facile chiudere in definizioni calzanti un fenomeno, rivelatosi presto eterogeneo per l'apporto invero differenziato dei tre protagonisti (Dante Gabriel Rossetti, William Holman Hunt, John Everett Millais), cui si aggiunge il contributo,di un artista della generazione precedente: Ford Madox Brown-Ragazzi -i primi tre - Intorno ai vent'anni, associatisi in nome di una imperiosa, anche se generica, volontà di ribellione, con atteggiamenti che ricalcano, in qualche modo, le diatribe dell'eroe prediletto da Rossetti: William Blake; dominati dall'ansia' di liberarsi dalla tirannia dell'esempio post-rinascimentale, dall'uso "sporco" del colore nella pittura ufficiale, dalla trivialità di molta produzione contemporanea. Ansiosi di qualificarsi socialmente, cercando magari avalli autorevoli, quale quello di John Ruskin che, nel 1851, si ergerà a loro difensore contro le aggressioni della critica.

image


Valentino salva Silvia da Proteo, W. Holman Hunt 1850-51

ORIGINE DEL NOME
La confraternita dei preraffaelliti chiamò così se stessa anzitutto per indicare il profondo connotato di setta esoterica; il riferimento al pittore ed architetto italiano Raffaello si riferisce invece al rifiuto di ogni accademicità nella loro pittura e, piuttosto, all'ispirazione che essi dichiaravano di trarre dai pittori italiani precedenti a Raffaello, portatori di una freschezza poi contaminata dalle varie scuole.
Il nome esprime, quindi, il rifiuto di Raffaello e di tutta quell'arte che, per realizzare "la bellezza", ha tradito "la verità", e sottende una consapevole emulazione della pittura primitiva anche se Holman Hunt mirerà a minimizzarne l'influsso, affermando, come principio base del preraffaellismo, un ritorno alla natura "tout court". Gli elementi arcaizzanti, in realtà, rimarranno a lungo importanti nel solo Rossetti, ma è sulle due polarità di naturalismo e primitivismo che si gioca, all'inizio, l'avventura preraffaellita.
Concetti ambigui entrambi, anche se determinanti nel creare uno stile che caratterizzerà (negli anni fra il 1850 e il 1860) un nutrito gruppo di artisti, riconoscibili per un vago medioevalismo di temi e di gusto, o per la tecnica del fuoco ravvicinato sui particolari e per l’uso di colori puri, per l’aspirazione a trattare in modo prosaico soggetti poetici, storici o religiosi, o per la scelta di episodi di vita contemporanea negli epigoni della Confraternita spesso tratti quasi di peso dalle pagine più sentimentali di Dickens e di Trollope.

image


Ecce ancilla Domini,
D. G. Rossetti 1850


STORIA E TEMI
Fin dall’inizio degli anni ‘50, all’interno della compagine preraffaellita si manifestano vistose contraddizioni, successivamente concretatesi in due indirizzi nettamente contrapposti: da un lato i cultori tenaci e sempre più ossessivi della "verità di natura" capeggiati da Holman Hunt, e dall’altra Rossetti, assorbito in un suo mondo e circondato da seguaci appassionati.
Proprio a Rossetti e all’alleanza del 1857 con William Morris ed Edward Burne-Jones deve farsi risalire il secondo momento del preraffaellismo che, legatosi poi al Movimento estetico e all’idea dell’ "arte per l’arte", confluirà negli irrequieti ideali decorativi della fine del secolo.
Se, dal 1848 al 1860, ha adottato anch’egli uno stile minutamente neo-medioevale, lo ha nutrito di personali fantasie poetiche: in particolare gli acquerelli della seconda metà degli anni ‘50, per la vaghezza di soggetti e di atmosfere, anticipano quell’arte senza storia che trionferà nei decenni successivi.
Questo mondo composito è dominato dapprima da uno stile definito anche, per il contorno rigido e la tipica severità goticheggiante, "hard edge". La sua ambizione è di esprimersi con semplicità, andando al cuore delle cose, eliminando l’ingombro di un percorso storico sentito ormai come lettera morta.
Di qui prende le mosse William Holman Hunt, che rappresenta l’aspetto serio, moraleggiante del preraffaellismo: artista ambizioso, arrogante, ostinato, talvolta sgradevole, più dotato di tenacia che di autentica vocazione, vittima di un’eccessiva fiducia negli scopi etici dell’arte. Anche se risulterà poi sorprendente nell’applicare il suo eccesso di tensione al paesaggio.
Qui muove i primi passi il giovane e dotato Millais, talento emergente dei primi anni della Confraternita, per un attimo in grado di fondere il medioevalismo romantico di Rossetti e lo spirito di osservazione di Holman Hunt, ma rapidamente destinato a una parabola discendente quando abbraccerà, in soggetti sentimentali e ritratti di società, un gusto inequivocabilmente vittoriano.
Qui si affaccia, e in modo subito molto incisivo, la singolare sensitività del «misterioso e non inglese Rossetti», come lo definiva Millais, dilaniato da una duplice vocazione di poeta e di pittore: una grande ricchezza, ma anche una continua perdita di identità.
E Ford Madox Brown, il più anziano e mai effettivo componente della Confraternita, cui si devono alcuni dei più significativi quadri preraffaelliti di vita moderna.
Vediamo inoltre formarsi epigoni di qualità, da Arthur Hughes a Henry Wailis, da John Brett a William Dyce, rappresentanti — gli ultimi due — di quella pittura di paesaggio volta a fissare anche negli aspetti più dimessi «la dolce e verde terra inglese», già orgogliosamente cantata da Blake e destinata ad essere violata dall’industrializzazione.
Il mondo preraffaellita è nutrito di matrici poetiche: da Keats, a Shelley, a Browning, a Tennyson; vi dominano inoltre le grandi ombre di Dante, di Chaucer, di Shakespeare, in grado di fornire in numeri occasioni di interpretazioni figurali, spesso attraenti e inedite, come le invenzioni dantesche di Rossetti o quelle shakespeariane di Hunt o Millais.
Una sorprendente fedeltà botanica ci introduce nel linguaggio simbolico dei fiori, spesso assunti a protagonisti in soggetti poetici o di genere: squisiti parterre, visti come alla lente d’ingrandimento, tesi a fondere concretezza naturalistica e senso fantastico.
Altrove, una precisa ricostruzione nell'ambientazione e nel costume riesce a realizzare una sorta di teatro, i cui protagonisti sono gli stessi artisti, le loro donne, i familiari, gli amici, spesso calati nei panni di personaggi "romanzi", abbigliati con costumi medioevali tratti da repertori ottocenteschi: da Camille Bonnard (Costumes historiques 1829) a Henry Shaw (Dresses and decorations of the Middle Ages, 1849.
La rappresentazione degli eventi della storia del passato adombra, secondo un'attitudine ottocentesca, le idee liberali the sono nell'aria; l'attualità e invece rappresentata da temi come l'emigrazione o la celebrazione del lavoro, in un armonioso comporsi dei contrasti fra le varie classi sociali. Si assumono episodi di quella che chiameremmo "protezione civile" (un pompiere salva le vittime di un incendio); si pone l’accento sulle ingiustizie e gli errori sociali; e la "morality" vittoriana si traduce in una serie di opere sul tema della donna caduta, o scopre la poesia del patetico nel rappresentare la fanciullezza abbandonata o nell’esprimere malinconiche riflessioni sulla morte.
La scena sacra è reinventata in modo "primitivo" o trasformata in scena di genere, mentre la tradizionale cura dei particolari si carica di una puntigliosità iperrealistica, materiata di intenzioni simboliche.
E come non citare tra le tematiche più tipiche del preraffaellismo il ritratto femminile? Si pensi alla piccola silhouette di Effie Ruskin dipinta da Millais, o alle misteriose creature rossettiane: da Elizabeth Siddal, immortalata nella grazia neostilnovista della Beatrice dantesca, a Jane Morris, il cui volto severo impersonerà una lunga teoria di spose infelici.
Dopo il 1860, allo stile più tipico si affianca un linguaggio diverso, definito anche, per le linee morbide e fluide, "soft edge". La sua attenzione è verso l’arte del pieno Rinascimento, che trarrà con sé il ripristino del culto dell’antico, della mitologia, della decorazione. Così, nelle immagini del tardo Rossetti (personalità chiave della svolta del gusto che conduce verso l’estetismo) balza evidente, pur assorbito in una cifra stilistica stravagante e "diversa", lo stampo del grande ritratto cinquecentesco: una manica da Raffaello, uno sguardo da Leonardo, uno spessore cromatico da Tiziano.

TEMI PRINCIPALI
I temi sociali. Principalmente portato avanti da Brown, è esemplificato dal suo dipinto Addio all'Inghilterra, ispirato dall'emigrazione in Australia nel 1852 dello scultore Thomas Woolner. Altri esempi dell'attenzione dei preraffaelliti al tema dell'emigrazione, particolarmente sentito in Inghilterra in quel periodo, sono i dipinti Aspettando le navi (1885) di un quasi iperrealista Walter Langley, Il saluto alla partenza (1860) dell'irlandese George Barnard O'Neill e l'intenso Emigranti (1873) di James Jacques Joseph Tissot. Altri temi sociali affrontati dai preraffaelliti furono quello del lavoro, esemplificato ancora una volta da Brown nel suo Il lavoro (1852-1863), e del progresso, che osteggiavano ed insieme amavano.
I temi biblici. Tra i temi favoriti dei preraffaelliti, gli episodi della Bibbia occupano un ruolo predominante. In particolare sono frequenti scene dall'Annunciazione, tra cui il celebre Ecce ancilla domini di Rossetti.
I temi nazionalisti. I preraffaelliti amavano molto la loro patria, come testimoniano molti dipinti a soggetto nazionalista probabilmente mutuati dal retaggio romantico. Tra essi, spiccano per originalità: La prima traduzione della Bibbia in Inglese: John Wycliffe legge la sua prima traduzione della Bibbia a John di Gaunt (1847-1848) e l'allegorico I semi e i frutti della poesia inglese (1845-1851) di Ford Madox Brown.
I temi shakespeariani. Tra le opere più illustrate dai preraffaelliti, sicuramente il Re Lear, il Macbeth che già aveva affascinato i romantici e l'Amleto, particolarmente affascinante per la tragica figura di Ofelia. I dipinti più famosi che illustrano scene dal Re Lear sono: Re Lear e Cordelia (1849-1854) di Ford Madox Brown. Tra le numerose Ofelia non si possono non citare i dipinti di Millais, di Arthur Huges. Un altro pregevole dipinto di ispirazione shakespeariana, questa volta tratto da I due gentiluomini di Verona, è Valentino libera Silvia da Proteo) di William Holman Hunt (sullo stesso soggetto si cimentò anche Alfred Elmore).
I temi medievali. Particolare fortuna ebbero anche i cicli arturiani e, in particolare, la figura della dama di Shalott, dipita da Hunt e tema prediletto di Waterhouse. Non mancano figure prese dal medioevo e dal primo Rinascimento italiano (come Beatrice, Lucrezia Tornabuoni...).
la pittura di paesaggio. Secondo le direttive di Ruskin, i preraffaelliti si dedicarono anche alla pittura di paesaggio, che non rivestì mai una grande importanza all'interno della loro produzione ma che tuttavia influenzò profondamente paesaggisti francesi della scuola di Barbizon come Corot.

CONCLUSIONI
Non si può negare al preraffaellismo singolarità e interesse: il fenomeno, nel suo insieme, è davvero inedito. Anche se, per gran parte, rimane connotato da una "insularità", da assumersi a sinonimo di isolamento: artisti come Hunt o Millais ne sono esempio palese. Inoltre il realismo sociale, pur curioso, non ha contenuti così espliciti da divenire ideologicamente significativo.
L’interpretazione rossettiana del grande ritratto rinascimentale, e soprattutto la qualità creativa immessa da Burne Jones in matrici della cultura del passato, oltre a una rilevante incisività dal punto di vista artistico, hanno rapporti diretti con aspetti cardine della cultura europea, alimentando e rappresentando fenomeni quali decadentismo, simbolismo, liberty.


Fonti: Wikipedia e http://www.centroarte.com/Preraffaelliti.htm
 
Top
0 replies since 10/1/2009, 12:08   10966 views
  Share